File:Oratorio S. Rocco.svg
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[edit]Camera location | 44° 43′ 22.8″ N, 11° 06′ 10.8″ E | View this and other nearby images on: OpenStreetMap | 44.723000; 11.103000 |
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DescriptionOratorio S. Rocco.svg |
Italiano: Oratorio S. Rocco, Ravarino (MO) Prospetto Sud.
Oratorio votivo posto sulla via principale del paese ed edificato nel 1762 dalla comunità ravarinese attraverso un importante contributo finanziario da parte di Antonio Pederzini Si presenta come una semplice architettura a pianta rettangolare con navata unica e copertura a due acque che si conclude sulla facciata neoclassica posta a sud, sulla via Maestra del paese, improntata ad una estrema semplicità stilistica ed essenza decorativa. La forma Neoclassica qui si esprime in maniera assolutamente compiuta, quale conoscenza dell'antico nella ricerca della bellezza intesa come forma pura, con rigorose proporzioni, in assenza il più possibile di qualsiasi rapporto con sensi e passioni o degli elementi caratterizzanti una superata estetica barocca. Il neoclassicismo fu alimentato principalmente dal pensiero illuminista e gli artisti che aderirono a tale filosofia attribuirono al loro lavoro una forte componente morale e un preciso carattere sociale nel quale l'opera d'arte avrebbe dovuto stimolare virtù e valori universali. Dagli appunti del maestro Bruno Lodi, frutto delle sue ricerche archivistiche, si desume una travagliata storia indissolubilmente legata alle vicende relative alle pestilenze che storicamente flagellarono le nostre popolazioni. L'oratorio di San Rocco Vecchio fu edificato a fianco del cimitero che con il medesimo nome ospitava le tombe delle vittime della peste di manzoniana memoria. Il presente edificio ne rappresenta la ricostruzione anche se in una nuova e diversa collocazione, dove in origine sorgeva l’antico Palazzo Vecchio dei Rangoni. Una lapide sul prospetto principale ricorda la recente donazione che gli eredi della famiglia Cavazzoni Pederzini hanno sottoscritto verso la comunità ravarinese. Atto fortemente voluto dalle parti con l’intenzione di porre definitivamente un termine alla annosa disputa sulla proprietà dello stesso. All’interno molte lapidi con epigrafi sulle pareti ricordano personaggi della storia della comunità ravarinese, alcune delle quali provenienti dal precedente oratorio: personaggi pubblici quali il cardinale Ercole Vaccari, il celebre oratore padre Paolo Segneri, Don Angelo Pignatti che particolarmente si adoperò per l’edificazione dello stesso San Rocco, Giuseppe Bellei, per molti anni consigliere comunale. Numerose sono anche quelle legate alla famiglia Cavazzoni Pederzini, fra queste vanno ricordate quella di: - Maria Fabriani da Spilamberto, probabilmente colei che portò in dote, nel matrimonio con Giuseppe Cavazzoni Pederzini, la ricetta dell’Aggazzotti, ottocentesco documento manoscritto nel quale è descritto l’antico metodo di produzione dell’Aceto Balsamico; per generazioni gelosamente custodito dalla famiglia è stato recentemente donato alla comunità ravarinese che lo conserva insieme al fondo librario intitolato a Fortunato Cavazzoni Pederzini; - Ilka Krivacsy, talentuosa allieva di Franz Liszt, moglie di Andrea CP; - Gaetano CP, musicista e letterato, autore di una piccola produzione di composizioni musicali per pianoforte sia solo che con voci, - Antonio Pederzini, colui che probabilmente più di ogni altro si produsse per l’edificazione dell’oratorio. Queste lapidi appaiono allo stato attuale in uno stato di degrado notevole e la loro conservazione appare compromessa oltre che dalla assenza di interventi manutentivi anche da un uso improprio dello spazio caratterizzato dalla sistemazione di pannelli espositivi proprio a coprire le superfici sulle quali si attestano queste decorazioni. La schedatura dei beni culturali del Comune riportava nella descrizione dell’interno anche i seguenti ulteriori elementi dei quali alcuni forse oggi non più collocati nel loro spazio originale: -Quadro Votivo, di autore ignoto, si ipotizza seicentesco, probabilmente appartenente alla prima cappella intitolata a San Rocco, fondata nel 1631. Si rappresentano la Madonna del Rosario in compagnia dei santi Rocco e Sebastiano che proteggono il paese di Ravarino. La rappresentazione illustra l’abitato del paese in quell’anno; si riconoscono in particolare il Palazzo Vecchio dei Rangoni e la chiesa parrocchiale; -Quadro rappresentante la Madonna dell’Immacolata Concezione posta sull’altare maggiore. Immagine mariana venerata dai ravarinesi ; -Grande cornice lignea intagliata e dorata con larghe volute e che conteneva in origine il dipinto di cui sopra -Stendardo olio su tela a firma Clemente Albori con rappresentazione mariana della madonna del rosario. Immagine tipicamente da processione. -Confessionale ligneo; -Candelieri; -Altare in stucco carpigiano. |
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