File:ISO modello B.jpg

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Italiano: Negli anni della Ricostruzione, cessate le commesse militari, le imprese necessitavano di una riorganizzazione e di nuovi sbocchi industriali. Da qui l’apertura al settore dei mezzi di trasporto. La Isothermos, già produttrice di caloriferi e frigoriferi, studiò un suo scooter, battezzato «Furetto», che tuttavia non fu all’altezza delle aspettative in termini di prestazioni. Verrà quindi rimpiazzato dal 1949 dall’Iso 125, più conosciuto come Isoscooter. Era mosso da un nuovo motore a cilindro sdoppiato di ispirazione Puch da 125 cc in grado di erogare 7 cv, una potenza superiore a quella offerta dalla concorrenza. Così nelle vendite si posizionerà subito dopo Vespa e Lambretta. Oltre alle prestazioni era superiore anche il prezzo: 175.000 lire. Ne sarà prodotta anche una versione priva di carene, nominata «Isomoto». Dallo stabilimento ISO escono 23 modelli fra cui motoslitte. motori marini e 4x4. Nella produzione Italiana di scooter la ISO si posiziona in terza posizione. Nel 1952 la ragione sociale viene mutata in «Iso Autoveicoli SPA» per l’imminente lancio della nuova Isetta, microvettura che non incontrerà un grande successo in Italia. Non così all’estero: in Germania la Isetta sarà venduta su licenza dalla BMW e nel 1954 partecipò alla 1000 Miglia, vincendo nella sua categoria. La BMW subiva le sanzioni di guerra ma rimase in attività proprio grazie alla Isetta. Nel 1962 la produzione di moto e microvetture terminerà per dare vita a una nuova produzione di vetture gran turismo. La concorrenza di marchi prestigiosi, soprattutto Maserati e Aston Martin (ma anche, per certi modelli, Ferrari e Lamborghini), e la crisi petrolifera del 1973, misero in crisi la Iso. All'inizio del 1973 la famiglia Rivolta quotò la società alla borsa di New York. Un accordo con la Philip Morris e il giovane team manager Frank Williams portò in quell’anno alla formazione della squadra di Formula 1 Iso-Marlboro (prima denominazione della Frank Williams Ra cing Cars). Ma il 31 dicembre 1974, si arrivò alla cessazione della produzione automobilistica.
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Source Own work
Author Isomoto

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