File:Cascina Tezzone.png

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English: Cascina Tezzone
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Source Sergio Limonta Biblioteca di Terno
Author Sergio Limonta
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Sullo Stradario di Terno del 1869 si legge: “STRADA DETTA DEL SALMISTER O TEZZONE. Principia a mattino della Strada Provinciale e terminala al canale che alimenta le Vasche Comunali”. Per interpretare la doppia indicazione è sufficiente leggere la relazione dell’archivista Giuseppe Panseri: “Tra gli atti e le carte dell’Archivio di Terno restano memorie del Vecchio Tezzone qui esistente sul finir della via segnata ancora nel medesimo nome. Era detto Tezzone il fabbricato sotto cui i pastori prendevano affitto i pascoli Comunali e da esso il Governo ritraeva il Salnitro per la fabbricazione delle polveri piriche. Da ciò l’altro nome con cui è volgarmente chiamata detta via Salmister” (1). All'epoca del Serenissimo dominio (1428-1797), il luogo di congrega di sindaci, cancellieri e consoli dei comuni della Quadra d’Isola, capeggiati dal sindaco generale, avveniva nei caseggiati di Cascina Tezzone (o Cascina Salmister), tuttora presente su di un’area perimetrale al termine dell’attuale via Trento. Un’antica struttura rustica, che era occupata solo in arte dal Salnitraro, radicalmente ricostruita nel 1748 con denaro pubblico estratto dai bilanci della Quadra dell’Isola. L’affitto che il Salnitraro doveva versare alla locale Camera fiscale, per l’utilizzo della cascina con corte, stalle e gran tettoia (ol tezù) collocata sul retro della cascina per riparare e far calpestare dalle pecore la terra ricca di salnitro, era definito dal Consiglio generale di Quadra e posto al pubblico incanto sulla vicina piazza. Anche la comunità di Terno, rappresentata dai capi famiglia maggiorenni, si riuniva puntualmente al piano terra della Cascina Tezzone, o in piazza, per discutere sulle questioni d’interesse comunitario (2).Il Tezzone della Cascina Salnitraro, come già detto, era una gran tettoia sotto la quale era deposta la terra che veniva arricchita con depositi organici ed escrementi animali per estrarre il salnitro (3). Nei processi di lavorazione della polvere da sparo anche l’acqua del Buliga aveva la sua importanza. Nel 1786, gli amministratori dell’Isola chiesero l’intervento del “Capo mastro Giuseppe Amati di Ponte S. Pietro (…) Per essere diroccata la chiusa che conduce l’acqua per il Salnitro”. Dopo il sopraluogo“il soprastante capo mastro per il suo rifacimento ha ottimamente pensato di incidere la bocca del varo che conduce l’acqua per i sopraddetti fini, di inciderla dico, tutta in quella grossa pietra né la quale era stata incisa solo la metà” (4). Tra i confinanti coltivatori di terre e i pastori che s’insediavano con appalti in Cascina Salmister, nascevano animate discussioni che talvolta sfociavano in liti: “Gio Spinelli di Albino custode del gregge di pecore spagnole (…) occupa da qualche anno il cosiddetto Tezone di Terno, qui è possibile permanere dal 15 ottobre sino al 15 aprile di ciascun anno per la formazione del nitro. I possidenti de Cantoni fanno in vista del suo Padrone la più atroce guerra e qual massime nei sei mesi (…) ” (5). Il salnitro, in altre parole nitrato di potassio, era già utilizzato nel XIV secolo, sia come concime, sia come base per preparare la micidiale polvere nera che la Repubblica di Venezia usava con armi da scarica ed artiglieria pesante nelle interminabili guerre per reprimere i turchi dall’Europa. Il toponimo Salmister, dal latino sal,(sale) e da nitru (m) (6), rammenta che il nitro si trova allo stato naturale in cavità, nel calcare, nelle inflorescenze o nei sedimenti. La nitrificazione avveniva sul posto, a causa di speciali batteri dell’azoto ammoniacale e delle spoglie organiche del terreno in azoto nitrico. Le varie fasi di lavorazione della terra arricchita di salnitro, sono già descritte nel 1596 dal capitano Da Lezze: “ (…) nelle stalle, sotto porteghi et altri luoghi dove si trovano buone (…) terre condutte sotto le tezze quelle si voltano et rivoltano che col ripasso di tre in quattro anni et col farle pestare dalle pecore, mezzo potentissimo di ridurle a perfettione” (7). L’attività di estrarre salnitro dalla terra che sovrabbondavadi materiale organico e d’escrementi animali, terminava con bollitura e raffinamento. Tale procedimento richiedeva al Salmister, o Salnitraro, una gran quantità di legna che poteva recuperava nei vicini boschi del Bedesco. In ogni modo la nitrificazione avveniva in Contrada Tezzone probabilmente fin dalla sua scoperta nel XIV secolo, così come ha relazionato in Senato di Venezia il Da Lezze: “I Salnitri si fanno a Terno et non si è lavorato un anno et mezzo fa et vi è gran quantità di terra condotta da Comuni (…) et quest’anno si lavorerà, vi è carra 300” (8). Ma l’attività del Salnitraro non è legata al solo periodo della Serenissima poiché anche nel 1803, al tempo della seconda Repubblica Italiana, il prefetto Brunetti esortava la Municipalità di Terno alla ripresa dei lavori: “Mi osserva il Ministro dell’Interno che i decadimenti in cui trovansi i Tezzoni ex-Veneti è in molta parte imputabile alle rispettive Comuni (…) che non solo non fanno concorsi nel far seguire le riparazioni ma hanno altresì trascurato che fossero effettuati i necessari carraggi delle terre, cosicché i pecorai mancanti hanno distratto le loro mandrie dai Tezzoni e i salmitratri restarono inoperosi (…) e dall’usurpo dei pascoli ne viene anche la Finanza a soffrire. M’occorre d’essere informato del Contratto, in virtù di questo Tezzone, coperto dal Pastore per la formazione dè nitri, e del contegno che il medesimo tiene nel pascolare le pecore” (9). All'esortazione risposero i municipali Sorzi e Ferrara: “L’istanza del cittadino Gio Carrara Fran.co della Comune d’Albino, Dip. del Serio, distre.tto di Gandino, Pastore nel Tezone di Terno (…) a di lui assegnato nell’ultimo incarico per il pascolo delle sue pecore ora trovasi un altro Pastore chiamato Simone e compagno Prosetti che fanno pascolare le loro pecore nel Tesone di codesto distretto”. Ma nella risposta il prefetto chiese di allontanare “col mezzo del Console” il “Pastore Prosetti e chiunque altro occorresse di allontanare sull’istante dai pascoli inerenti al Tezzone di Terno affinché nessuno si permetta di fare pascolare sui fondi affittati al detto Carrara” (10). Nel 1806 sarà il cancelliere Vitali ad interpellare i municipali poiché “in codesto Comune il Tezzone va ben sovente inondato dall’acqua che vi scorre al di fuori perché non trovando il Lato ovest dell’ex Cascina Tezzone in via Trento. suo libero corso per mancanza di fosso e vi rimane logorante nei confinanti campi penetrando poi nel Tezzone stesso con grave danno delle terre nitrificabili”. Nel 1812 vi sarà la viva protesta del sindaco Alessandro Ferrari: “Nel tesone di Terno si è stabilito un Pastore con una mandria di pecore e si spaccia di essersi stato condotto dal Pubblico, cioè dall’Intendenza di Finanza, e come tale pretende di voler far pascolare le sue pecore in tutti i campi di proprietà privata recando dei danni notabili (…) Se non fosse tale si potrebbe arrestare e mettere a sequestro le pecore trovate in danno a motivo che devono di notte essere condotte nel tesone per i Nitri” (11).I nostri predecessori, fin dal tempo dei primi insediamenti umani, oltre a difendere gli animali domestici e i cinghiali con staccionate e recinti, erano costretti a proteggere i fondi coltivi dall’acqua, che qui scorreva abbondante attorno al torrente e ai rivoli ancor serpeggianti e poco avvallati nel terreno. Nel Bedesco, le difese erano utili anche per riparare il bestiame d’allevamento da volpi e lupi che in inverno scendevano dall’innevato Canto Basso in cerca di razzie d’ogni genere. La “Strada detta del Salmister o Tezzone”, che scorre in una località del paese tuttora indicata dagli anziani come “ol Tezù”, oggi inizia dalla piazza con il titolo irredentista di via Trento, adottato all’inizio del Novecento, mentre ciò che rimane in continuità è ancora indicata via del Salmister. Da notare l’ampia curva iniziale di questa strada, che non è puramente casuale, poiché insiste a demarcare la sua originaria equidistanza dal curvilineo flusso del Buliga prima che fosse rettificato per la traccia ferroviaria.

(1) A.C.T.D.I.. Il luogo dov'era eretta la gran tettoia che riparava il salnitro in fermentazione, è collocabile sull'area di Casa Ferreri: ossia lo spazio che separa l’ex Cascina Salmister dal nuovo provinciale intitolato a Padre Cesare Albisetti. (2) Tale struttura pubblica, riutilizzata dall'Amministrazione comunale anche oltre l’epoca napoleonica, fu in seguito ceduta ai principi Giovanelli Andrea e Pietro di Giuseppe e a Francesco Locatelli di Giuseppe. (3) Nel volume “Insula- Rassegna di studi sull’Isola Brembana”, Marino Paganini riporta: “Il consiglio si occupò quindi nel 1695 delle riparazioni necessarie al -rizzolo et vaso – della seriosa che conduceva alla fabbrica l’acqua (…).Più di trent’anni dopo alcuni interventi di riparazioni alle strutture di sostegno del tetto (uno sparadosso ed una terzeria erano rotti) fornirono l’opportunità per eliminare un inconveniente portato dalla poca pendenza del tetto verso nord, che in occasione –di piogge gagliarde- e straventi causava la caduta dell’acqua meteorica nel locale sottostante, con conseguenti richiami alla –carica Prefettizia-, cioè del Capitano di Bergamo, competente in materia militare. Su consiglio di –periti maestri- si decise perciò di modificare il colmo del tetto impostandolo sui pilastri centrali del tezzone in modo di dare la pendenza ottimale”. (4,5) A.S.B. (6) Nitro, come nitrato di potassio (7) (15) O.c. (8) A.C.T.D.I. (9,10) A.S.B. (11) Una Via del Tezzone si trova a Treviso e una Via Tezone a Verona. Nel veronese, tezone è l’accrescitivo del dialettale “teza” (fienile). al celtico “attegia” (capanno).

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5 March 2010, 11:29:28 913 × 760 (377891 bytes) Sallylove (talk · contribs) {{Information |Description={{en|1=Cascina Tezzone}} |Source=Sergio Limonta Biblioteca di Terno |Author=Sergio Limonta |Date=2007 |Permission=e-mail biblter@yahoo.it |other_versions= }}

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