File:1909-Zopfi-incidente-Jurnal-de-Geneve-resoconto.jpg

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Italiano: Cronaca dell'incidente d'auto precipitata nel fiume Rodano a Ginevra in cui trovò la morte Samuele Zopfi (1879-1909), figlio del defunto imprenditore svizzero Samuele Zopfi(1828-1888) di Redona, Bergamo, Italia
Date
Source Journal de Geneve 27.3.1909 pag.4
Author Unknown authorUnknown author

libera traduzione dal francese di Albertomos:

JOURNAL DE GENEVE 27.3.1909 pag.4

CRONACA LOCALE

UN’AUTOMOBILE NEL RODANO – UN MORTO

Un terribile incidente d’automobile è accaduto venerdì mattina, poco dopo le due al ponte dell’Ile. Il signor Samuel Zopfi, di 29 anni, dopo aver trascorso una parte della serata all’American bar di piazza delle Alpi, dove ebbe delle discussioni con alcuni avventori; rincasando in via di Hesse a bordo della sua automobile, una FIAT, in compagnia di due suoi amici, i signori. Eduard Vibert, meccanico, abitante in piazza dei XXII Cantoni, e Hans Leutzinger, studente. L’auto partita a folle velocità, discese la via Monte Bianco e percorse il viale. Dei vigili che la videro passare in quel momento dichiararono che marciava a più di 60 chilometri all’ora. Arrivata in piazza San Gervasio, lo Zopfi sterzava all’improvviso in direzione del ponte dell’Isola e l’auto si andava a schiantare contro il parapetto del ponte, che distrusse per cinque metri prima di inabissarsi nel Rodano. Il frastuono provocato dall’incidente rivelò tutta la sua gravità. Accorse gente sul luogo del disastro e poi anche dei vigili. L’auto giaceva rovesciata sul fondo del Rodano che in quel punto è più profondo. Qualche cittadino scese sulla riva del fiume e da li scorsero il Vibert, col viso insanguinato che cercando di stare a galla gesticolava; lo issarono a riva e lo condussero al posto di polizia di Seujet dove ricevette le prime cure dal dott. Kaplan. Il Leutzinger era stato proiettato in un punto dove l’acqua era più profonda (per questo ammortizzò l’impatto) non facendosi alcun male tanto che potè tornare a riva da solo. Quanto allo Zopfi, rimasto incastrato tra il volante della sua vettura e il sedile, affondò nel Rodano con la sua automobile. Il commissario di polizia Perrier, che era sopraggiunto, richiese immediatamente l’intervento dei pompieri per tentare di recuperare l’automobile ed estrarre il malcapitato Zopfi. Ma ci vollero ben due ore prima che i pompieri, dopo aver fissato delle corde alle ruote della macchina e posto un paranco sul ponte, riuscissero a riportare a galla la vettura. Il corpo dello Zopfi apparve allora; non riportava nessuna traccia di ferite ; venne estratto e portato a riva su una barca. I dottori Bremgartner e Guyot esaminarono il malcapitato e non poterono fare altro che constatarne la morte. Non furono ancora in grado di stabilire se lo sfortunato autista morì sul colpo o se morì asfissiato. Le formalità di legge furono espletate dal poliziotto Perrier, dopodichè il cadavere venne trasportato all’obitorio. Quanto al Vibert, che subì una grave ferita alla testa e un occhio pesto, fu portato all’Ospedale cantonale. Il ferito ebbe un delirio dovuto a una violenta commozione cerebrale. L’inchiesta condotta immediatamente dalla polizia accertò i seguenti fatti: lo Zopfi marciava a folle velocità, sterzò per piazza San Gervasio e da lì piombò dritto sul parapetto del ponte. Le tracce lasciate dalla vettura erano assolutamente parallele, il conducente non fece dunque neanche la minima manovra per evitare l’impatto. Bisogna dunque ammettere che lo Zopfi aveva perso completamente il controllo di se stesso e della vettura. Venerdì mattino, la vettura rimasta ancora sul fondo del Rodano richiamò una folle norme di curiosi. Al fine di evitare incidenti la polizia mise in atto un cordone protettivo. Il signor Streit, imprenditore, ebbe l’incarico di estrarre la vettura dall’acqua che si rinvenne completamente distrutta , il radiatore sfondato, la carrozzeria sventrata e il motore fuso.

Lo Zopfi era originario di Glarus; era orfano, non aveva altro che una sorella che abita a Ginevra, la signora Muelberger, moglie del signor Muelberger, farmacista in via del Consiglio Generale. Suo padre, che era stato proprietario di importanti mulini in Bergamo, gli aveva lasciato morendo una grande fortuna. La vittima era fidanzata con la signorina Z.

Venerdì pomeriggio all’Ospedale cantonale abbiamo fatto prendere notizie del signor Eduard. Vibert. Lo stato del ferito è leggermente migliorato. Il Vibert ha l’osso frontale fratturato; ricorda vagamente l’accaduto.

Il signor Hans Leutzinger, di 20 anni dì età, riferì a un nostro amico quanto segue:

“Mi trovavo nella parte posteriore dell’automobile che fu sorpassata da quella del signor Borgeaud e che filava a tutta velocità. Zopfi cercava, io credo, di raggiungerlo, quando a una cinquantina di metri dal parapetto del ponte dell’Isola, sentii Vibert gridare a Zopfi: ”tu sei matto!...”. Subito dopo urtammo contro la balaustra che cedette. La vettura si inabissò e un secondo dopo mi trovai prigioniero sotto la capote dell’automobile. Ebbi la certezza di essere perduto e mi rassegnai a morire; ma l’istinto di conservazione prese il sopravvento e mi misi ad annaspare in quel poco spazio. Così facendo scoprii una piccola fessura vicino alla portiera e da lì riuscii a uscire; mi trovai in piedi poiché l’acqua non era più profonda di un metro. Più lontano, sulla capote vidi Vibert. Allora cercai lo Zopfi ma invano; io credetti che il mio sventurato amico non fosse riuscito a salvarsi. Ripresomi ritornai con mio fratello sul luogo della catastrofe.”.

L’automobile è stata ritirata venerdì sera alle 5. Il signor Streit, imprenditore, fece spostare la pesante vettura contro un pilone del ponte per poterla issare meglio. Dopo diverse ore di sforzi la vettura fu issata lentamente al livello del piano stradale del ponte e poi tirata sul ponte stesso. Una folla enorme assisteva a queste manovre. L’automobile fu caricata su un camion della ditta Ackermann per essere condotta al garage Padey, alle Acque-vive. Gli operai del signor Streit cominciarono immediatamente a smontare il telaio e installarono una barriera provvisoria. Prima di caricare la vettura sul camion il commissario di polizia Perrier procedette a un primo esame, che stabilì che lo sventurato guidatore non cercò nemmeno di evitare l’impatto e tantomeno azionò il freno a mano; inoltre la lancetta del contachilometri indicava la massima velocità . FINE

libera traduzione dal francese di Albertomos

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